martedì 3 dicembre 2013

Nichi Vendola per me [lo scrivevo in un altro blog quasi esattamente un anno fa. Lacrimuccia.]


Prima di vedere l'eutanasia della democrazia, ho 
un'ultima preghiera da farvi. Votate Nichi Vendola, è l'ultima speranza.
Don Andrea Gallo 


La mia è una famiglia operaia e come è giusto che siano le famiglie operaie, la mia è una famiglia comunista. Ogni ramo dell'albero genealogico che porta a me è composto da chi credeva in una falce e martello. I miei nonni prima, i miei genitori poi. Sono cresciuta sentendomi raccontare storie di una bella politica, storie di una politica che aiutava davvero la gente, storie di Berlinguer, storie di un sogno targato PCI. Perché tu con la politica una volta sognavi. Sognavi un futuro migliore, per te che eri un operaio qualunque e per i tuoi figli che magari potevano studiare e diventare dottori.

Io a una politica che faceva sognare non c'avevo mai creduto, fino a quando non ho conosciuto lui, Nichi Vendola.
Se è vero che dei grandi amori ci si ricorda ogni istante, anche il primo incontro, allora quello tra me e Vendola potrebbe essere classificato come tale, come un grande amore, perché io il nostro primo vero incontro me lo ricordo. E mi ricordo che non sapevo niente di lui, tranne che era il presidente della Puglia. E mi ricordo che non riuscivo mai a non dormire davanti ad Annozero e a Ballarò, mi ricordo che seguivo tutto con distacco e credevo che non sarebbe mai arrivato un politico in grado di regalarmi un sogno, come aveva fatto Berlinguer con mio padre, per esempio. Una sera invece casualmente sono finita su La7, c'era un programma mai visto prima, Tetris, e lì c'erano un Luca Telese di cui sapevo davvero poco e un Nichi Vendola, che non avevo mai nemmeno preso in considerazione.
È stato quello il nostro primo vero incontro, l'esatto momento in cui ho realizzato che stavo ascoltando discorsi politici senza annoiarmi, l'istante in cui ho messo a fuoco che non stavo dormendo. Quella è stata la mia svolta politica. Da quel giorno ho iniziato ad appassionarmi, ho cominciato a leggere i giornali con una frequenza che non aveva nulla a che vedere con quella di prima, ho iniziato a leggere ogni intervista di quel politico che mi aveva incantata con la sua oratoria pazzesca. E così ho scoperto che più leggevo più mi piaceva e ho scoperto che più lo beccavo in tv e più avrei voluto ascoltarlo. E ho scoperto che le sue idee erano le mie. Così, giorno dopo giorno, ho capito che l'avevo trovato, finalmente, il mio sogno. Il mio sogno ha l'accento e il calore del Sud, ha un anello e un orecchino, quando parla in tv saltella così tanto che sembra ci siano i chiodi sulla sua sedia.

Domenica andrò a votare e lo voterò, perché credo in quello che rappresenta, perché io personalmente non vedo alternative. L'idea di spendere due euro per dire quello che penso non mi piace, ma voglio considerare quei due eurini un investimento per il futuro, per un futuro più giusto, equo, libero. Per un futuro in cui non sia proibito sognare.
Nichi Vendola è un letterato e i letterati sono sognatori, si sa, ma c'è qualcosa di male e sbagliato in questo? Io li voglio i miei sogni, sono affascinata dall'utopia e Vendola è tutto questo. Per me davvero è l'Obama italiano, lui e Obama ti fanno credere in quello che dicono e ti fanno sperare che arriverà un futuro migliore, che le idee non le spengono i temporali, che passerà questa notte buia e torneremo a sognare insieme.

Domenica andrò a votare perché sono anni che aspetto il momento di poter dire che io voglio lui a rappresentarmi e (facciamo le corna) potrebbe essere la prima e l'ultima occasione che ho per farlo.
Quello che non capisco è perché sia sbagliato il concetto di sogno in politica. È davvero utopia la politica di Nichi Vendola? E se lo fosse non potrebbe portarci qualcosa di buono, a noi che non abbiamo più voglia nemmeno di sperare che ci sia un oppure rispetto alla solita normalità, quella normalità che tanto detestiamo, ma che poi non cambiamo mai? Un oppure c'è. Esiste.

Domenica lo voterò anche se tutto l'entusiasmo che avevo all'inizio si sta disperdendo. Mi sto scoraggiando. Questa è la verità, purtroppo. Qualche mese fa già me lo vedevo il mio sogno a Palazzo Chigi, già me li immaginavo i suoi discorsi poetici e bellissimi, già mi vedevo con una nuova prima pagina di giornale da conservare, da attaccare al muro, per avere sempre davanti agli occhi l'idea che i sogni possono diventare realtà.
Oggi però non ce l'ho più tutto quell'ottimismo. Spero tanto che i sondaggi siano sbagliati e che il mio sogno ce la faccia a scavalcare il giovane Renzi.

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